L’innovazione parte dalle persone, dalle persone giuste. Nord-est Digitale ospita alcune storie di giovani innovatori che possono e vogliono cambiare.
Ci racconti chi sei?
Sono Carmen Rodríguez, mi sono laureata in Belle Arti con la specialistica in Pittura e Tecniche audiovisive. Ho proseguito il mio percorso formativo con un Master in Animazione e Modellazione 3D e successivamente ho lavorato in questo settore come montion grapher e mattepainter.
Sono una giovane con molteplici curiosità per la quale la creazione non è solo limitata all’ambito del lavoro ma ad una modo di tenere attiva la mia mente e di utilizzare l’intelligenza emotiva per creare.E per questo che le mie competenze si muovono tra diverse discipline come la creazione e l’animazione digitale in 3D, il videomaking, la fotografia, il disegno, il disegno grafico e la pittura principalmente.
Per me il lavoro diventa una sfida personale e lo affronto nella stessa maniera in cui fronteggio la mia vita,cercando sempre di vedere tutto con curiosità e d’imparare di tutto e da tutti avendo come obbiettivo il mettere insieme le esperienze passate con le nuove conoscenze e combinarle tra loro per essere più versatile al momento di affrontare un qualsiasi progetto.
Cos’è per te l’innovazione?
L’innovazione per me è il successo di trasformate le nuove idee in un valore di miglioria, cioè creare o migliorare un prodotto, processo produttivo o servizio per renderlo più prezioso nei confronti della sua finalità aumentando in questo modo il suo livello di competitività nel settore o settori a quali appartiene.
Come vedi il futuro dell’innovazione nel Nord-est
Sento parlare di forma entusiasta delle startup,incubatori e parchi scientifici che stanno proliferando da tempo in questo territorio e so che si sta cercando di coordinare e promuovere il dialogo tra gli nuovi imprenditori,le imprese, i centri di ricerca, le università e i enti pubblici. Penso che se si va avanti per questa strada unendo le forze e credendo e sostenendo veramente questo sistema di simbiosi in un futuro prossimo non si parlerà più di progetti innovativi che non sopravvivono ai due anni di vita.
Come vedi il futuro dell’innovazione in Italia?
Come ho detto prima penso che si stia andando nella strada giusta perché si sta dialogando sul tema dell’innovazione , si stanno mettendo sul tavolo delle carte e sta germinando la mentalità del cambio. Penso che questa è la sfida più difficile,passare dalle intenzioni ai fatti.
In questo momento può sembrare un rischio perché c’è una grande differenza nel settore lavorativo tra il sistema di lavoro consolidato nel tempo che ormai in ambito internazionale lo si può considerare superato e un sistema di lavoro basato sulla competitività e sul cambiamento per il quale non tutti sono disposti a rischiare.
In questo aspetto conta sia il salto di mentalità generazionale che il contesto della crisi. Vedo che la mentalità dei chiamati Millennials che hanno un futuro per il quale lottare e niente da perdere prende forza per farsi strada in questo contesto e sono grata di vedere che ci sono iniziative di sostegno. Dal mio punto di vista l’obbiettivo che si sta affrontando, e che sarà la chiave del futuro, è il riuscire a raggiungere una mentalità globale di simbiosi tra le due forme di affrontare il lavoro, sommando l’esperienza lavorativa con il uso delle nuove tecnologie, la conoscenza delle nuove necessità e il lavoro in network tra tutti i partecipi potenziali dello sviluppo del paese che sono i nuovi imprenditori, le imprese, i centri di ricerca, le università e gli enti pubblici.
Come ti immagini l’Italia tra 20 anni dal punto di vista produttivo e della ricerca?
L’economia italiana ha buone probabilità di migliorare nel futuro essendo ricca di risorse in vari settori. Ora resta allo stato promuovere una seria politica economica basando la produttività sull’innovazione e la ricerca poiché con esse si ottengono risultati duraturi nel tempo e a basso impatto ambientale. Questo comporterà una vera e propria evoluzione. Per far si che ciò avvenga bisogna lavorare con sinergia tra i vari enti di ricerca e organi istituzionali. Facendo questo tra 20 anni avremmo un paese all’avanguardia che sfrutterà qualsiasi innovazione per migliorare il proprio stato sociale ed economico.
Quale lavoro ti piacerebbe fare? Dove? In quale paese?
Il mio lavoro ideale e nel ambito della creazione e animazione 3D per essere il settore nel quale, dal mio punto de vista, si segue una metodologia dove possono confluire tantissime esperienze creative e dove ogni progetto è una nuova sfida e ha una nuova e stimolante anima.
Per esempio puoi passare dalla ricreazione storica di luoghi, a dare vita e sentimenti a personaggi e oggetti, o a creare ambienti realisti (o no) che possono essere portati alla realtà. Allo stesso tempo in funzione al progetto si può passare dal realismo alle creazione più cartoon o dalla finitura visiva di 3D alla creazione di 3D con testure di aspetto tradizionale de disegno e pittura in 2D.
Visto che sono al inizio della mia carriera professionale, ho una lunga strada davanti e ci sono tutte queste possibilità nel settore, non penso sia il caso de limitare le mie aspettative di lavoro a un posto o paese concreto, anche se per legami personali la mia priorità in questo momento e trovare progetti qua in Italia.
Quale pensi potrà essere il tuo contributo nell’innovazione?
Penso che ho delle caratteristiche che possono contribuire nello sviluppo innovativo. Sono una persona creativa, tenace, curiosa e che non dubita nel mettersi in gioco per arrivare ad un oggettivo nel quale crede.
Conosco bene le mie passioni, le mie capacità ma anche i miei limiti, in questo senso nel momento di affrontare un problema mi sento abbastanza predisposta ad assumere rischi misurando i strumenti e tempi necessari per affrontare le nuove sfide senza dimenticare la valutazione e il conto delle possibili fasi di ricerca, sperimentazione e confronti con gli altri. Senza rischi non c’è cambio e senza cambio non c’è innovazione.
8.Un consiglio per un giovane che deve scegliere tra università e lavoro.
Penso che il consiglio più utile che si può dare a un giovane che si trova in questa situazione e di sedersi davanti allo specchio e di essere sincero con se stesso. Dal mio punto de vista ogni persona e diversa e ha obbiettivi diversi e le possibilità e conseguenze devono essere misurate con cautela dal proprio interessato, anche perché ne tutte le università, ne tutte le tipologie di lavoro, ne tutti i paesi sono uguali. Per cui se oggi io fossi di nuovo in quella situazione investirei un po di tempo a domandarmi cose come ad esempio:
- Che attività mi appassiona, cioè cosa mi fa essere attivo senza sentirlo come uno sforzo disgustoso se non costruttivo e stimolante?
- Lo faccio perché mi entusiasma a me o perché piace ad altri?
- Questo è una vera passione o è qualcosa di temporale?
- Sarebbe utile domandare a delle persone che si guadagnano la vita facendo questa attività consigli su come formarsi per arrivare a guadagnarmi anche io la vita cosi?
- Esiste un percorso formativo che possa aiutarmi a migliorare o aprire il mio sguardo in torno a questa attività?
- Questa attività è collegata con qualche tipologia di lavoro? Quale o quali?
- Se non c’è percorso universitario ho decido di non seguirlo, sono disposto a trovare un’alternativa per formarmi e fare l’esperienza necessaria che mi possa servire come carta di presentazione o punto di partenza per realizzare questo lavoro? Quale o quali?
Penso che rispondendo a queste domande il proprio interessato o la propria interessata avrà uno spunto per cercare per se stesso la risposta tra università, formazione alternativa all’università, apprendistato o lavoro.
Carmen Rodríguez de la Fuente la trovate all’indirizzo crodelaf[chiocciola]gmail.com