Riportiamo, su concessione di Nicola Mattina, imprenditore e co-fondatore di Stamplay, una sua riflessione sulla trasformazione dei maker in artigiani digitali e sull’utilizzo dell’adeguato linguaggio per definire queste nuove professioni. Un riflessione utile anche per categorizzare un fenomeno che altrimenti rischia di non essere compreso adeguatamente.
Dopo aver visitato quattro Maker Faire (tre edizioni italiane e una edizione a San Mateo in California), ho una serie di idee che mi frullano per la testa sugli artigiani digitali.
La prima riguarda il confine tra artigiano digitale e bricoleur. Alle Maker Faire ho visto tanti bricoleur e praticamente nessun artigiano. Soprattutto a San Mateo c’erano tantissime persone che esponevano gli oggetti che avevano creato, ma erano chiaramente degli appassionati che passano la domenica nel garage a divertirsi.
A Roma, gli unici artigiani che mi ricordo sono quelli che fanno piccole produzioni di gioielli e accessori stampanti in 3D o tagliati con il laser.
La seconda riguarda il confine tra artigianato e prototipazione. Alla Maker Faire ho visto tanti prototipi. Realizzare prototipi è diventato senza dubbio più economico grazie all’abbattimento del costo di molte tecnologie per la prototipazione di oggetti fisici e la progettazione di hardware e software. Ma un ricercatore universitario che progetta prodotti ad alta tecnologia e li prototipa non è un artigiano.
Ma, allora, che cos’è un artigiano digitale?
Che cosa lo caratterizza?
Provo partendo da una categorizzazione. Cominciamo con il distinguere tra:
- Bricolage digitale. Qui ci sono i maker, quelli che lo fanno per hobby, che si divertono con le stampantine 3D e Arduino;
- Prototipazione digitale. Qui ci sono i ricercatori e i professionisti che usano queste tecnologie come parte del loro lavoro.
- Artigianato digitale. Qui ci dovrebbero andare quelli che grazie al digitale svolgono un’attività lavorativa di piccole dimensioni. Ma che cos’è che fa la differenza? Il fatto che usa dei macchinari digitali per produrre qualcosa? Tenderei a escluderlo perché, ormai, tutti i macchinari hanno una componente digitale che li rende più facili e più precisi da usare.